Il Paese Azzurro

In un paese senza nome, una volta verde e pulito, ora sporco e abbandonato, gli uomini vivono alla giornata, pensando solo a lavorare e guadagnare. Le coppie non si sposano più, non nascono bambini per molti anni. I bambini che stanno crescendo sono infelici, gridano, sono aggressivi. Improvvisamente nascono nel paese nove bambini diversi, hanno tutti gli occhi azzurri, sorridono, sono felici, hanno poteri straordinari e trasformano i loro genitori. Le nove coppie si sposano e si legano in un’amicizia profonda, riscoprendo i valori della solidarietà, generosità, umiltà e determinazione.
Il paese è governato illegalmente da un sindaco corrotto, asservito ai costruttori, potenti padroni del luogo che hanno costruito una città dormitorio, senza servizi e senza fognature.
I protagonisti decidono di cambiare le sorti del paese dove vivono e sono nati e mostrano un progetto di risanamento ambientale al sindaco, il quale fugge terrorizzato e si rifiuta di incontrarli ancora. Ci penseranno i bambini azzurri a convincerlo con le loro capacità straordinarie.
I costruttori distruggono la casa della coppia leader che é imprigionata. Il parroco del paese con i nove bambini e grazie alle loro capacità straordinarie riesce a scoprire il luogo, dove sono trattenuti e a liberarli. Le nove coppie con i bambini azzurri trovano un podere abbandonato e nascosto da alti alberi, vicino al paese, dove si stabiliscono e riportano la terra alla fioritura.
Tutto sembra filare liscio fino a che una mattina le ruspe entrano nel podere, di proprietà di un cattivo costruttore, per abbattere i casolari e iniziare la costruzione di tante nuove case da vendere.
Arriva dal cielo provvidenziale una pioggia azzurra che copre ogni cosa e fa sparire tutte le macchine a motore. Nel paese torna la tranquillità, l’aria pulita. I cattivi amministratori sono costretti alla fuga. I nostri protagonisti occupano il loro posto e fanno di quel paese un modello per tutta la nazione. La terra coperta dalla pioggia azzurra elimina motori ritorna a essere il giardino dell’eden.

Print Friendly, PDF & Email

C’era una volta, le favole iniziano sempre così, un paese che non aveva nome. Questo paese si affacciava sul mare, se ancora si poteva chiamare mare, perché il suo colore era marrone. Questo mare un tempo era azzurro con sfumature celesti e bianche, era talmente limpido che dalla riva si potevano vedere guizzare i pesci. Sì, perché, a quei tempi, il mare era ancora popolato da tutte le specie marine.

Sulla riva del mare al tramonto si davano appuntamento i pescatori che trascorrevano le loro serate ad aspettare che una bella preda abboccasse e mentre aspettavano si raccontavano storie di pesca favolose. Il più delle volte i loro racconti erano solo frutto dell’immaginazione, ma gli altri pescatori fingevano di credere ai racconti fantastici, perché anche loro erano dei gran bugiardi e, si sa, tra bugiardi ci s’ intende molto bene.

Per tornare al nostro paese senza nome, dovete sapere che era senza nome ormai da molti, molti anni, perché le persone che lo abitavano, vergognandosi di vivere in quel luogo, a chi lo chiedeva loro, dicevano di vivere in un altro paese.

Un giorno in cui il mare era ancora più sporco del solito e l’immondizia lordava le strade più che mai, decisero d’abbattere il cartello che citava il nome del paese e lo distrussero.

Da quel giorno gli abitanti del luogo non pronunciarono più quel nome e ben presto se ne dimenticarono.

Vi chiederete per quale motivo quel paese fosse ridotto in così tragiche condizioni e perché mai i suoi abitanti non facessero nulla per rimediare alla situazione. La verità è che molti anni addietro, quando ancora il luogo era accogliente e paradisiaco, molte persone si erano trasferite dalla vicina grande città a vivere in quel paese.

Ogni anno i residenti aumentavano ed allora i potenti costruttori continuavano a costruire case da vendere e la gente le comprava.

Purtroppo, i costruttori disonesti volevano guadagnare oltremodo sulle costruzioni che vendevano e cercavano di risparmiare sui materiali, ma soprattutto sui servizi. Sapete cosa

escogitarono? Non costruirono le tubature che si collegavano alle fognature. Proprio così!

Le persone che acquistavano le case erano felici di vivere in un luogo così ameno. L’aria era pulita, i prati verdi accoglievano i giochi dei loro bimbi, centinaia d’alberi offrivano ospitalità a molte specie di uccelli ed il mare era azzurro e limpido. I nuovi residenti non si curarono di quel particolare, appagati di vivere in quel luogo che sembrava incantato.

Gli anni passarono, le case presero il posto dei prati e degli alberi, la gente arrivò in gran numero dalla vicina inquinata città e i bambini erano molti, tanti che le scuole non avevano più aule e i giardini erano insufficienti. Il fatto più grave era che la terra violentata e disprezzata non riusciva più a raccogliere i liquami di tutta la popolazione e il mare che era stato il bene più grande del paese cominciò a cambiare colore. D’ anno in anno perdeva la sua limpidezza ed era sempre più inquinato. Gli escrementi degli esseri umani e le acque sporche, prodotte dagli abitanti, venivano in parte assorbite dalla terra e in parte si riversavano nei fossi che sfociavano in mare.

Il sindaco del paese era un uomo malvagio e col tempo era divenuto un tiranno.

Da quando era stato eletto, molti anni prima, non aveva fatto nulla per cambiare la situazione, al contrario, avendo accettato favori dai potenti costruttori, aveva lasciato che facessero di quel meraviglioso paese uno scempio.

In cambio loro gli avevano permesso di restare sindaco per sempre.

Gli abitanti del paese erano talmente presi dalle loro attività e dal desiderio di guadagnare che non pensavano alle conseguenze di tutte quelle azioni insensate.

A quel tempo la cosa più importante per gli uomini era accumulare denaro. Una follia collettiva aveva contagiato la terra e il denaro era il padrone assoluto del mondo. In nome del denaro si erano autorizzate stragi d’ animali, distruzioni di colture, incendi d’ettari di boschi e costruzioni abusive.

Le madri e i padri stavano con i figli solo la sera ed erano tanto stanchi, stressati dalla vita intensa che conducevano, per accumulare denaro e comprare oggetti che, non si fermavano a guardare i loro bambini negli occhi, non ascoltavano le loro parole.

,

Ben presto i bambini cominciarono ad urlare,

quello, era l’unico sistema per attrarre l’attenzione dei grandi.

I bambini urlavano e i grandi concedevano loro tutto ciò che desideravano, nessuno era più felice.

Le giovani coppie non si sposavano, andavano a convivere e lavoravano sempre di più, per guadagnare più denaro. A causa di ciò, molti decidevano di non avere bambini.

Gli anni passavano e la situazione diveniva drammatica, non solo nel nostro piccolo paese, ma in tutto il mondo.

Un anno ci fu un improvviso cambiamento climatico e tutta la terra fu colpita da un’ondata di calore tropicale, la conseguenza immediata fu la siccità. L’acqua cominciava a scarseggiare, la terra divenne arida e non diede raccolto.

I potenti della terra riuniti in consiglio deliberarono che l’uomo non era in pericolo e che la terra aveva ancora molte risorse ed anni di vita.

Qualche scienziato illuminato cercò di divulgare notizie allarmanti in merito alla salute della terra, ma venne messo a tacere. Chi non accettò denaro o posizioni di potere scomparve e di lui non se ne seppe più nulla.

Da nove anni nel piccolo paese non nascevano più bambini. In quel anno ne nacquero ben nove e tutti nello stesso giorno.

Erano bambini con gli occhi azzurri, le femmine, si chiamavano Azzurra ed i maschi Azzurro. I genitori di questi bambini non si conoscevano, ma i loro figli sapevano di essere nati in quel paese per un motivo importante: dovevano salvare l’umanità. I bambini azzurri erano speciali, non erano di questa terra, provenivano dal pianeta azzurro, il pianeta dove viveva il creatore: Dio.

Ben presto i genitori si accorsero del loro essere speciali. Questi bambini non piangevano, non urlavano, sorridevano e nei loro occhi si leggeva la gioia.

Capitolo secondo

I genitori dei bambini azzurri dopo la nascita dei figli cambiarono le loro abitudini. Lavoravano meno, compravano solo beni strettamente necessari e utili, mangiavano cibi sani e preparati in casa, avevano eliminato la carne dalla loro alimentazione, desideravano stare più tempo accanto ai loro bambini, ma cosa straordinaria, tutti decisero di sposarsi e non ci credereste, scelsero lo stesso giorno per il matrimonio.

Il parroco del paese, don Francesco era senza fedeli da molti anni. Nessuno aveva tempo d’andare in chiesa e seguire le funzioni.

Quel pomeriggio Francesco era seduto nel confessionale e leggeva il suo breviario quando sentì dei passi echeggiare nella chiesa. Alzò lo sguardo verso la croce che troneggiava sull’altare e sentì che Dio aveva ascoltato le sue preghiere.

Una giovane donna si affacciò al confessionale, teneva tra le braccia una bellissima bambina dagli occhi azzurri.

“La disturbo padre” disse con voce incerta.

“ Certamente no figliola” rispose l’uomo di Dio.

“ Desidero sposarmi, quali documenti sono necessari?”

Don Francesco sentì il cuore battere più forte, erano trascorsi anni dall’ultimo matrimonio celebrato in quella chiesa. Il suo cuore era impazzito di felicità e Francesco per la sorpresa era senza parole.

“ Padre si sente bene!”

“ Sì, mi perdoni, ma sono anni che attendo questo momento”.

Il parroco uscì dal confessionale ed i suoi occhi incrociarono quelli della bimba tra le braccia alla giovane donna, le sorrise e la bimba allungò la manina verso di lui. A quel contatto provò un’emozione sconosciuta e la gioia lo avvolse come un turbine. Francesco comprese che quella era una bimba speciale e che la sua presenza era importante. Ancora non poteva immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a poche ore.

Andò verso la sagrestia e la giovane donna lo seguì. Le comunicò che prima di informarla sui documenti necessari avrebbe desiderato parlare a lungo con lei e il suo compagno per comprendere le motivazioni reali che avevano determinato la loro decisione.

La donna, si chiamava Aurora, ascoltò attentamente le parole del parroco e fissò un appuntamento per la sera successiva, sorridendo si allontanò dalla chiesa.

Di lì a poche ore la giornata di don Francesco avrebbe preso una piega inaspettata. Nel pomeriggio, infatti, altre otto donne con i loro piccoli, tutti con gli occhi azzurri, si sarebbero presentate al prete per chieder d’essere unite in matrimonio con i loro compagni. Il parroco diede a tutte lo stesso appuntamento.

Il sacerdote pregò molto in quelle ore, perché Dio gli mandasse un segno. Intuiva che stava accadendo un prodigio, ma era disorientato e come sempre nei momenti difficili si rivolse al suo maestro.

Non ebbe le risposte che desiderava e trascorse tutta la notte in un sonno agitato. Sognò gli occhi di quei meravigliosi bambini che lo guardavano e sorridevano di gioia, una gioia che non sembrava più di quel mondo.

Il Giorno venne e Francesco aprì la sua chiesa, celebrando la messa.

Sedute in prima fila le uniche parrocchiane che da anni non perdevano una funzione. Lucilla ed Agnese due sorelle vedove, la sua unica compagnia.

Attese con impazienza che venisse la sera ed alle 21 in punto entrarono in chiesa nove coppie di giovani che avevano tra le braccia nove bellissimi bambini dagli occhi azzurri. La sorpresa fu generale, i bambini si guardavano e sorridevano, i genitori si guardavano e sorridevano. Francesco li accolse a braccia aperte come un buon padre, baciò sulla fronte tutti i bimbi e ringraziò Dio per il dono che aveva voluto elargire, in quel giorno, ai suoi figli.

Parlò loro dell’importanza del sacramento del matrimonio e dell’amore, l’unico sentimento che tiene in vita l’universo.

I giovani ascoltarono in silenzio fino a quando il sacerdote non tacque e solo allora fecero domande. Le risposte arrivarono e così le spiegazioni a quella strana riunione. I giovani genitori dei bambini azzurri quella sera s’incontrarono per la prima volta e dopo quella, molte altre volte. Impararono a conoscersi meglio, a conoscere meglio il loro parroco e guidati da lui si prepararono al matrimonio.

Nel paese senza nome si sparse la voce del fatto straordinario e la gente che fino allora neanche si parlava, cominciò a comunicare. Il matrimonio delle nove coppie, per loro scelta, si sarebbe celebrato lo stesso giorno, alla stessa ora. Sì, proprio un matrimonio di gruppo, era ciò che tutti desideravano. I bambini azzurri avevano fatto il primo miracolo.

I giovani avevano deciso che il giorno del matrimonio sarebbe stato quello del primo compleanno dei loro bimbi Il giorno scelto cadeva di domenica. Don Francesco attese contando le ore che lo separavano dal momento fatale e pregò Dio che nulla venisse a turbare la gioia di quel momento.

Il giorno stabilito venne, il parroco aveva preparato la chiesa per il grande evento, non sapeva quante persone avrebbero assistito alla celebrazione, ma pensò che certamente i parenti più stretti sarebbero stati presenti.

Quella mattina, si era alzato più presto del solito perché voleva che tutto fosse perfetto, aprendo la porta della chiesa, trovò dei bellissimi mazzi di fiori, adagiati con cura sul selciato. Si guardò intorno sperando di vedere chi aveva lasciato quel dono, ma non vide nessuno.

Portò i fiori in chiesa e l’adornò. Terminato il lavoro si sedette nell’ultima fila per osservare l’effetto che faceva la sua chiesa piena di fiori. Fu felice di ciò che i suoi occhi vedevano e allora sentì l’improvviso desiderio di parlare con Dio, s’inginocchiò e mentre pregava pianse per la felicità.

All’ora convenuta le giovani coppie entrarono in chiesa e dietro a loro, i testimoni, i genitori, i fratelli, gli abitanti del piccolo paese. La chiesa si riempì e don Francesco dall’altare abbracciò con lo sguardo quelle persone e vide i loro sorrisi.

La cerimonia ebbe il suo culmine nel momento in cui i giovani pronunziarono il loro sì, a quel punto una voce angelica intonò l’Ave Maria e una luce avvolse gli sposi. Nella chiesa le vibrazioni d’amore avvolsero tutti i presenti che si presero per mano e intonarono la preghiera alla madre di Dio.

Aurora e Carlo, in mezzo a loro Azzurra, si avvicinarono al parroco e gli chiesero di battezzare la loro bimba. A quel punto anche le altre coppie di sposi si avvicinarono e fecero la stessa richiesta.

Il sacerdote portò tutti davanti al fonte battesimale e pronunciò le parole di rito, versando l’acqua benedetta sul capo dei bambini azzurri.

Era accaduto un altro miracolo.

Dopo il matrimonio ed il battesimo tutti si riunirono nel gran giardino che circondava la chiesa, il parroco osservava con emozione quelle persone: parlavano e si sorridevano.

Capitolo terzo

Da quel giorno nel paese senza nome nulla fu come prima. Le persone tornarono a guardarsi, a parlare, ad aiutarsi.

Il sindaco e i ricchi costruttori si riunirono presi da gran preoccupazione. Tutto stava cambiando e temevano che accadessero fatti che loro non potevano controllare. Decisero, saggiamente, di attender che i loro timori si concretizzassero prima di fare qualsiasi mossa.

Carlo e Aurora riunirono i genitori dei bambini azzurri e chiesero loro di aiutarli a far sì che il paese senza nome tornasse ad essere l’oasi felice che li aveva visti fanciulli.

Furono tutti d’accordo. La prima azione da compiere era interpellare il sindaco tiranno. L’impresa non era delle più facili.

Il sindaco si circondava dei suoi fedelissimi ed aveva corrotto la polizia, per cui nessuno poteva avvicinarsi a lui senza essere fermato.

Studiarono insieme un modo per attirare il sindaco in casa loro. Decisero di fare una cena per festeggiare i matrimoni ed i battesimi e d’invitare il primo cittadino e sua moglie.

La sera fissata per l’invito i due si presentarono a casa di Carlo e Aurora, portando doni per i bimbi azzurri.

Il tiranno e la consorte furono accolti con grandi onori e furono loro offerti cibi prelibati cucinati in casa. La sindachessa entusiasta dell’accoglienza e della bontà del cibo, non faceva che lodare le donne per la loro capacità culinaria. Il sindaco dal canto suo, mangiava e mangiava senza fermarsi. Sul tavolo tutti i cibi furono consumati e, solo allora, il sindaco, tenendo le mani sull’enorme pancia, si appoggiò allo schienale.

Gli uomini avevano intrattenuto per tutta la cena il primo cittadino illustrandogli un progetto per risanare il piccolo paese. Il sindaco ascoltava e assentiva con il capo. Finalmente, ebbe la bocca vuota e poté parlare, disse:

“ Cari ragazzi, voi siete tanto giovani e inesperti, non potete immaginare quale impegno e sacrificio implichi governare questo paese.

Nulla è facile come sembra e i cambiamenti che voi ipotizzate non si possono attuare così repentinamente, trascorreranno anni primi che si possano avere dei risultati”.

“Certamente è come voi dite eccellenza” disse Carlo”, Tuttavia se mai si dà inizio all’opera, mai si finisce”!

Il sindaco percepì una nota polemica nelle parole del giovane e ne fu impaurito, si alzò improvvisamente dalla sedia prendendo la consorte per il braccio e, ringraziando per l’ospitalità, se n’ andò frettolosamente da quella casa.

Carlo ed Aurora salutando il sindaco gli dissero che il giorno seguente l’avrebbero raggiunto al palazzo municipale per parlare del progetto con più calma.

Il giorno successivo Carlo si presentò alla porta del palazzo, ma le guardie non lo fecero entrare. La stessa cosa fece per gli otto giorni successivi. Il nono giorno si presentò con Aurora e la piccola Azzurra, tenendo stretta nella sua la manina della bimba che da pochi giorni aveva imparato a camminare.

La mano della piccola era morbida e calda, gli trasmetteva una forza che da uomo mite qual era, non aveva mai avuto.

Arrivarono le guardie e Azzurra posò le sue mani sulle loro mani. Gli uomini abbassarono lo sguardo e incrociarono quello della bimba. Quasi fossero telecomandati si spostarono di lato e lasciarono passare i tre.

Entrarono nella stanza del sindaco che vedendoli divenne prima paonazzo, poi pallido e cominciò a balbettare delle parole incomprensibili. Azzurra si sedette sulle sue ginocchia e posò le mani sul suo viso. Magicamente i battiti cardiaci dell’uomo rallentarono fino a tornare alla normalità, respirò profondamente ed i suoi occhi tornarono limpidi come quelli di un bambino.

“ Signor sindaco siamo venuti a parlare del progetto per risanare il paese. Lei ci sembrava approvasse l’idea e quindi ora gliela illustriamo nei particolari”.

“ Sono felice di ascoltare due giovani di tanto talento che hanno a cuore il benessere della nostra comunità” disse l’uomo che ascoltava impressionato le parole uscire dalla bocca come non fossero le sue.

I consiglieri del sindaco che erano presenti al colloquio, si guardarono esterrefatti.

Il sindaco era forse impazzito?

Affatto! La piccola Azzurra, con il contatto delle sue mani gli faceva dire le parole giuste e il sindaco era in uno stato di tale beatitudine, tra le braccia della bimba, che parlava a comando proprio come lei desiderava.

Uno dei consiglieri, il più avido e crudele, Massimo, cercò di fermare il sindaco, prima che s’impegnasse in modo pericoloso con il progetto d’Aurora e Carlo, ma Azzurra era più forte di lui. Come sapete, il bene prevale sempre sul male.

Aurora che era la redattrice del progetto, parlò per ore, illustrando l’opera che prevedeva, come prima iniziativa, la costruzione delle fognature. La seconda in ordine di tempo sarebbe stata la costruzione di un impianto di depurazione delle acque. La terza, la costruzione di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti. Le spese delle tre opere, naturalmente, sarebbero state a totale carico dei costruttori e del Sindaco.

Per tutto il tempo Azzurra era rimasta tranquilla sulle ginocchia dell’uomo. Aurora tacque, Massimo volle prendere la bimba tra le braccia.

Aveva intuito che la piccola esercitava un qualche potere sul poveretto e voleva impedire che questi continuasse a dare risposte sbagliate. Le sue mani sfiorarono Azzurra e una potente scarica energetica lo scosse facendolo cadere a terra. Gli altri consiglieri corsero subito in suo aiuto e lo portarono, fuori della stanza .

Il sindaco, finalmente solo, e lontano da occhi indiscreti si fece facilmente convincere a firmare l’impegno per l’inizio dei lavori.

Aurora e Carlo tornarono a casa felici annunciando agli amici la bella notizia. Quella sera molti festeggiarono non immaginando quanta strada dovevano ancora percorrere prima di raggiungere l’obiettivo.

Il giorno successivo, infatti, le guardie si presentarono a casa di Carlo e portarono via tutta la famigliola. I genitori dei bimbi azzurri non sapevano dove fossero i loro cari amici e senza di loro si sentirono perduti. Attesero qualche giorno nella speranza di vederli tornare, ma quando le guardie vennero e distrussero la casa dei due coraggiosi giovani pensarono d’essere perduti.

Don Francesco, da buon sacerdote, trovò dentro di sé la forza del guerriero della luce e senza paura, pochi giorni dopo, andò a bussare alla porta del palazzo, portando con sé, per sicurezza, i bambini azzurri rimasti.

Il sindaco che dal giorno dell’arresto di Carlo e della sua famiglia non aveva più pace e non riusciva più a dormire, vide dalla finestra arrivare la strana compagnia: un sacerdote e otto bambini dagli occhi azzurri.

Terrorizzato chiamò le guardie ed i cattivi consiglieri, pregandoli di difenderlo dai bambini magici. La brutta compagnia fece un muro umano davanti al sindaco, ma Francesco che aveva trovata la porta spalancata, essendo le guardie tutte intorno al primo cittadino, non si fece intimorire ed avanzò fino alla stanza del potere.

“ Dove sono Carlo Aurora e Azzurra?” chiese con tono autorevole.

Nessuno rispose

“ Avete paura di un povero sacerdote e di otto bambini ?” Chiese ancora Francesco.

“ Non abbiamo paura di nessuno! Andatevene o vi farò arrestare! “ Urlò con voce stridula Massimo, il cattivo consigliere, che aveva visto nel terrore del sindaco una buona occasione per farsi notare e prendere il suo posto.

I bambini azzurri senza attendere oltre si arrampicarono sui consiglieri e sulle guardie che erano, se possibile, più terrorizzate del sindaco e immediatamente tutti caddero a sedere sul pavimento. Il sindaco rimase solo ed inerme. Uno dei bambini saltò sulle sue ginocchia e lo abbracciò sorridendogli e l’uomo fu incapace di qualsiasi resistenza.

Spifferò in un battibaleno il nome della località segreta dove aveva nascosto la famigliola. Tutta la fantastica comitiva si precipitò a liberarli. Il giorno successivo un’auto passava per le strade del paese annunciando che il sindaco si era dimesso e al suo posto aveva assunto la carica il consigliere Massimo.

Capitolo quarto

Carlo e Aurora sapevano di essere in pericolo e decisero di trovare un buon nascondiglio da dove continuare la loro pacifica battaglia per un paese più vivibile. I loro amici, decisero di non abbandonarli e di seguirli ovunque fossero andati. Lasciarono le loro ricche abitazioni e andarono in un podere abbandonato da anni. La proprietà era di uno dei potenti costruttori, il figlio illegittimo del principe che molti anni prima aveva dominato su quei territori. Era stata abbandonata perché il costruttore voleva farne un centro residenziale e costruire delle grandi ville da vendere ai ricchi e potenti della città.

Gli anni erano passati nell’attesa del permesso di costruire, ma il sindaco trovava sempre un cavillo per rimandare la sua decisione e avere in suo potere il gran costruttore.

Intorno alla proprietà gli alberi erano cresciuti tanto alti da nascondere alla vista tutto il terreno che era divenuto un ottimo nascondiglio per i nostri eroi.

Al centro del podere vi era un gran casale, lo liberarono dagli animali che n’ avevano fatto la propria tana, lo ripulirono, aggiustarono le travi del tetto che erano rotte e lo resero di nuovo abitabile. Il giorno dopo il loro arrivo cominciarono a potare le piante da frutta che erano state la ricchezza di quella terra e aggiustarono la vigna che era stata completamente abbandonata. Tutti, uomini e donne avevano deciso di lasciare il loro lavoro in città e di vivere lavorando la terra e raccogliendone i frutti.

Molti mesi trascorsero, ma i nostri giovani non avevano dimenticato il loro povero paese senza nome.

Si sistemarono e ripresero i piani per raggiungere il loro obiettivo.

La prima azione era eliminare il despota che dominava il paese e che dal giorno della loro scomparsa aveva rafforzato il corpo di guardia e rese più dure e severe le leggi. La popolazione stretta nella morsa del crudele dittatore si chiedeva dove fossero finiti i genitori dei bambini azzurri.

Massimo si era posto la stessa domanda.

Aveva atteso a lungo di veder comparire davanti a sé Carlo Aurora e Azzurra, ma col trascorrere dei mesi si era tranquillizzato e li aveva quasi dimenticati.

Solo don Francesco conosceva il loro rifugio e nessuno immaginava che fossero tanto vicini.

Il potente costruttore riuscì a convincere Massimo che gli diede l’autorizzazione a costruire il centro residenziale.

Immaginatevi la sorpresa di tutti quando le ruspe e gli scavatori arrivarono sul luogo dove i nostri eroi avevano fatto rifiorire la terra. A distesa d’occhio si vedevano gli alberi carichi di frutti e la vigna rigogliosa di grappoli.

Il costruttore ebbe un attacco isterico e dovettero ricoverarlo nel vicino ospedale e in sua assenza le ruspe e gli scavatori si fermarono.

Per i nostri giovani amici fu una vera fortuna, infatti, ebbero il tempo di studiare uno stratagemma per fermare quello scempio.

Don Francesco e le due vedove li raggiunsero, appena in paese si sparse la notizia. Si riunirono nella gran sala a pregare. Il loro scopo era buono e sapevano che Dio non li avrebbe abbandonati.

I Bambini si presero per mano e formarono un cerchio intorno ai loro genitori ed un raggio di luce azzurra li avvolse tutti. Per un attimo non ci fu più nulla se non le loro anime unite in Dio. Quando il raggio sparì, sentirono d’essere più forti e scomparve la paura.

Pregarono per otto giorni e otto notti. Il nono giorno il costruttore si presentò all’ingresso della tenuta e ordinò alle ruspe ed agli escavatori di abbattere il cancello e tutte le coltivazioni. Accadde, allora, un fatto straordinario.

La pioggia che mancava da mesi cominciò a scendere, dapprima leggera, poi sempre più intensa, tutti, dall’interno della casa osservavano l’acqua cadere e bagnare ristoratrice la terra, le piante, gli animali.

L’acqua che cadeva era intensamente colorata d’azzurro. L’acqua azzurra coprì ogni cosa e tutto cambiò colore. Improvvisamente le auto parcheggiate nell’aia scomparvero, così il trattore, i camioncini, le motociclette e via via tutte le macchine della proprietà, Anche le ruspe e gli escavatori naturalmente e, gli uomini che le manovravano si ritrovarono seduti nel fango.

I nostri eroi guardavano dalle finestre ciò che accadeva esterrefatti con una punta di preoccupazione e d’ansia.

Solo i bambini azzurri non mostravano alcun timore, anzi giravano in cerchio ridendo e cantando una canzone dalle parole incomprensibili. Ad un tratto uscirono dalla casa, uno dietro l’altro in fila indiana e scomparvero nella stalla per riapparire di lì a poco tenendo le briglie dei cavalli. Si fermarono sull’aia e chiamarono i genitori.

“ Andiamo!”

Gli adulti uscirono dal casolare e montarono a cavallo. In fila indiana scesero lungo la strada e tornarono al loro paese. Si resero conto immediatamente che era accaduto un altro miracolo. La strada era deserta e azzurra, nessun veicolo la percorreva, ma cosa ancor più incredibile, non si vedeva alcun veicolo parcheggiato davanti alle case. Tutte le macchine erano scomparse al contatto con la pioggia azzurra. La comitiva avanzava lungo le strade del paese ed al suo passaggio le porte si aprivano e la gente si riversava nelle strade.

La pioggia azzurra che aveva coperto e colorato ogni cosa scivolava dalle persone senza colorarle, così come dai veicoli senza motore.

Le biciclette, infatti, erano rimaste intatte al loro posto. Era scomparso tutto ciò che funzionava con combustibile.

Il gruppo arrivò davanti al palazzo del sindaco ed entrò agevolmente dalla porta spalancata. Massimo era seduto alla scrivania, le mani tra i capelli, lo sguardo stralunato, intorno a lui tutti i consiglieri e le guardie. Sembravano pupazzi di pezza abbandonati, senza vita. Sentivano d’aver perso il loro grande potere. All’apparire dell’allegra comitiva il sindaco cominciò a strillare e si diede ad una fuga disperata seguito da tutta la sua corte. Corsero per giorni e giorni senza fermarsi e nel piccolo paese non tornarono mai più.

Piovve per nove giorni e la notizia si propagò per tutti i paesi vicini, per tutta la nazione. Arrivarono le televisioni di tutto il mondo per riprendere il fatto straordinario: il paese senza macchine.

Nei giorni successivi la pioggia azzurra cadde su altre città e altre nazioni, su tutta la terra. Nel breve spazio di un mese solo le macchine ad elettricità rimasero nelle case e nelle fabbriche.

Gli abitanti del paese senza nome, in preda all’euforia, festeggiarono per giorni nell’attesa che le autorità della nazione prendessero delle decisioni.

Nel piccolo paese Aurora fu eletta, da tutti i cittadini all’unanimità, sindaca e quel giorno la pioggia cessò improvvisamente lasciando posto al sole.

La prima decisione del nuovo sindaco fu di dare un nome al paese senza nome, da un’indagine tra gli abitanti emerse che il nome del luogo dove vivevano doveva essere: Paese Azzurro.

La vita cambiò radicalmente,dopo la magica pioggia. I cittadini, senza più automobili e moto, furono costretti a servirsi dei treni per raggiungere la città e, questa, fu un’ottima occasione per conoscersi, simpatizzare e amarsi. I volti degli abitanti erano, ora, sereni e la vita di quel luogo divenne idilliaca.

I bambini azzurri crescevano nel paese che ora non era più inquinato e sporco. Il sindaco, infatti, aveva attuato tutti i progetti che erano stati finanziati dal governo nazionale. Il Paese Azzurro era divenuto il paese modello della nuova realtà che si era creata.

La prima e più importante conseguenza della pioggia azzurra sulla terra fu il cessare dei conflitti bellici che insanguinava il mondo.

I potenti della terra riuniti per risolvere l’emergenza decretarono una pace provvisoria e stabilirono di ricostruire le macchine sfruttando l’energia dell’acqua e dell’aria.

La pace divenne definitiva perché in tutti i paesi del mondo, gli uomini avevano ciò che serviva loro per essere felici

In ogni nazione nacquero bambini azzurri, la loro presenza riportò l’amore nel cuore degli esseri umani e tutti vissero, per sempre, felici e contenti.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *